“L’acqua e i servizi pubblici locali non vanno messi sul mercato”, il comunicato di Acqua Bene Comune

Città: ANCONA - Giovedì, 22 Dicembre 2022 Scritto da Staff CSV Marche

Il Coordinamento Regionale dei Movimenti per l’Acqua Bene Comune rivolge un appello al Presidente Acquaroli ed alla sua Giunta: “La Regione Marche ha il dovere istituzionale di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale il Decreto Legislativo in materia di Servizi Pubblici Locali recentemente approvato dal Governo”. Chiesto un incontro con le istituzioni. Riceviamo e pubblichiamo.

ANCONA - 15 Marzo scorso il Consiglio Regionale delle Marche ha approvato all’unanimità una mozione presentata dalle Consigliere Ruggeri e Lupini con la quale si chiedeva lo stralcio dal Disegno di Legge delega in materia di Concorrenza, allora in fase di approvazione da parte del Parlamento, dell’articolo 6 di quel DDL che, andando a ledere le prerogative e le competenze delle Regioni e degli Enti locali, avrebbero nei fatti impedito l’affidamento diretto (“in house”) della gestione dell’acqua e dei servizi pubblici locali essenziali a società di proprietà dei Comuni aprendo la strada alla definitiva messa sul mercato di tali beni e servizi, in aperta contraddizione con l’esito referendario del 2011.

Il contestuale pronunciamento in tal senso di tanti altri Enti locali e Regioni, ha indotto il Parlamento nell’Agosto scorso a sostituirlo con l’art.8 della Legge delega n. 118 del 05/08/2022, nel quale sono stati espunti limiti e vincoli frapposti alla gestione pubblica, ottenendo così la salvaguardia dell’autonomia di scelta degli Enti Locali.

Nonostante ciò il 16 Dicembre scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato un Decreto Legislativo di riordino dei servizi pubblici locali, il cui schema era stato approvato in extremis dal Governo Draghi, che invece di essere pienamente discendente dalla suddetta legge delega, reintroduce arbitrariamente i contenuti espunti. In particolare:

 - esclude la possibilità per le aziende di natura pubblica di gestire i servizi a rete, ammessa dalla legislazione europea, dalla stessa legge delega e mai messa in discussione in Parlamento;

- reintroduce l’obbligo degli Enti Locali che scelgono l’autoproduzione dei servizi, di giustificare le ragioni del mancato ricorso al mercato, dizione espunta nel corso del precedente dibattito parlamentare;

- limita a 5 anni, salvo eccezioni, la durata delle concessioni dirette della gestione servizio, rendendo così impossibile una corretta politica industriale e di investimenti alle aziende in house;

- impone una “supervisione” nazionale sulle scelte dei Comuni che era stata esclusa in corso d’opera nella discussione del Parlamento;

Alla luce di tali gravi incongruenze si impone al Presidente Acquaroli ed alla sua Giunta di far valere le proprie prerogative dando corso al dispositivo del già citato Atto approvato dal Consiglio Regionale il 15 marzo 2022 che impegnava il vertice delle Istituzioni regionali, nel caso di approvazione definitiva delle disposizioni contenute nell’allora articolo 6 del disegno di legge n.2469, “a promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte Costituzionale”.

A tal fine il Coordinamento Regionale dei Movimenti per l’Acqua ha già chiesto un incontro urgente al Presidente Acquaroli e invita tutti i Gruppi Consiliari delle Regione, le forze politiche e gli Enti locali, che in buon numero hanno già formalmente espresso la propria richiesta di autonomia in materia a sostenere e sollecitare insieme a noi la richiesta di impugnativa delle norme in questione.

Fonte: Il Coordinamento Regionale dei Movimenti per l’Acqua Bene Comune