Iniziative del CVM in Tanzania per la diffusione di notizie sulla prevenzione del Covid Iniziative del CVM in Tanzania per la diffusione di notizie sulla prevenzione del Covid Pagina FB di CVM

La cooperazione internazionale delle Marche accresce l’impegno durante l’epidemia di coronavirus

Città: ANCONA - Mercoledì, 10 Giugno 2020 Scritto da Staff CSV Marche

Riceviamo e pubblichiamo da Marche Solidali un comunicato che spiega l'impegno delle ong marchigiane per l'aiuto delle popolazioni del Sud del Mondo durante la pandemia. CSV Marche è parte del coordinamento Marche Solidali. 

ANCONA - La rete delle Organizzazioni marchigiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale, Marche Solidali promuove la solidarietà con i più bisognosi del Pianeta intervenendo con continuità nelle periferie del Mondo dove sono messi a rischio anche i più elementari diritti umani.

Le oltre 30 organizzazioni socie, operanti in oltre 40 paesi distribuiti tra America Latina, Africa e Medio Oriente, con più di 80 operatori impegnati all’estero e circa 200 collaboratori e volontari, durante l’emergenza Covid-19 si sono impegnate nel Sud del Mondo, per attivare misure di contenimento epidemico, di cura e di stimolo all’economia già precaria, e per mantenere i servizi essenziali dedicati alle fasce più vulnerabili.

Su 245 progetti di cooperazione internazionale attivi all’inizio dell’emergenza, quasi il 90% sono stati riadattati, riformulati o sospesi. Attualmente sono 12 gli italiani, volontari e cooperanti, impegnati in questi progetti, che hanno scelto di rimanere sul campo, in prima linea, a garantire i servizi essenziali e ad attivare misure di contrasto al Covid-19. In queste settimane il lavoro delle ONG e Associazioni marchigiane si è intensificato ed è consistito in due principali azioni: da un lato sono state attivate nell’immediato misure di prevenzione e attività di informazione per contrastare il diffondersi del virus (formazione sul Covid-19, distribuzione di dispositivi per la protezione individuale, ampie campagne di sensibilizzazione), dall’altro lato è continuato l’operato a servizio delle popolazioni più vulnerabili che contano su di loro per l’accesso a cibo, salute e istruzione.

“L’ultima sfida con cui molte associazioni di Marche Solidali stanno facendo i conti è la fame: ragazzi di strada, donne sole che perdono il lavoro saltuario che avevano, ed altri arrivano velocemente ad una situazione di criticità. Gli unici ammortizzatori sociali su cui possono far conto è la solidarietà delle altre persone” - afferma Attilio Ascani di CVM (Comunità Volontari per il Mondo) –e neo eletto Portavoce di Marche Solidali – in Africa la pandemia colpisce le fasce più deboli e produce velocemente fame e miseria.
Diffondere l’informazione è cruciale per che è ancora possibile prevenire, ma dobbiamo farlo anche con la credibilità di fonti di cui le persone si fidano di più, per questo è importante coinvolgere leaders religiosi e personalità pubblicamente riconosciute, perché non sempre i messaggi delle autorità sono accolti con fiducia dalla gente.

”In Etiopia anche la più semplice delle misure di prevenzione, la costante igiene delle mani con acqua e sapone, che tuttavia è un serio problema in un Paese come l’Etiopia e la Tanzania, dove il 50% della popolazione non ha accesso ad acqua pulita” - prosegue Attilio Ascani - “come CVM abbiamo in corso un progetto per portare acqua a 100.000 persone e 30 scuole. Insieme alle associazioni di lavoratrici domestiche che negli anni abbiamo creato, abbiamo promosso la produzione di mascherine protettive ed ora stiamo distribuendo mascherine e sapone laddove il distanziamento è impossibile: prigioni, ragazzi che vivono in strada, periferie sovraffollate.
Per diffondere le informazioni usiamo tutti i mezzi possibili in primis i programmi radio, posters nei luoghi pubblici, ma anche mototaxi attrezzati con altoparlanti che girano per i villaggi, adesivi da appendere ovunque è possibile.”

Allo stesso modo il CISP in Algeria, Ecuador, Niger, Mauritania, si è attivato per distribuire prodotti per l’igiene e materiale necessario alla prevenzione del contagio, e per la predisposizione di campagne di sensibilizzazione e informazione rivolte alla cittadinanza.
Una situazione non dissimile da quella incontrata dal Cospe nell’Amazzonia boliviana, dove l’isolamento dovuto all’emergenza Covid-19 sta mettendo a dura prova le comunità indigene che, non producendo quasi più i prodotti basici come fagioli, mais, riso e uova perché costava meno importarli da Brasile e Perù, ora sono rimasti senza cibo.
Sono molti i luoghi in cui le persone devono scegliere tra un pasto e il rischio del contagio.

“Oggi più che mai abbiamo compreso che la natura non conosce confini e che siamo tutti figli di una stessa terra”. Afferma Raffaella Nannini de L’Africa Chiama - “Abbiamo inoltre compreso quanto l’impegno di ognuno possa veramente fare la differenza per la collettività e quanto il senso di responsabilità possa contribuire alla crescita del bene comune.
Le nostre associazioni sono sul campo, in prima linea da anni, e lavoriamo nell’emergenza da sempre: emergenza sanitaria, educativa, sociale di fronte alla quale mettiamo in atto programmi mirati e concreti sia in accordo con le principali autorità e sia al fianco delle comunità locali.”
Il nostro lavoro mai come ora è essenziale, laddove, se per caso la pandemia raggiungesse anche solo la metà dei numeri registrati in Italia, sarebbe letteralmente una tragedia umana.
Ad esempio in Tanzania, dove operano l’Ong CVM e L’Africa Chiama Onlus, la situazione sanitaria non è idilliaca, per usare un eufemismo: disponibilità di 500 tamponi su una popolazione di più di 40 milioni di abitanti e la “certezza” di appena 120 posti in terapia intensiva, distribuiti principalmente nella capitale e in poche altre città.
Oppure si pensi all’area periferica di Kanyama (Lusaka - Zambia) dove opera dal 2007 L’Africa Chiama: un agglomerato urbano che conta una popolazione di più di 700.000 persone, in cui manca un sistema fognario, l’acqua corrente e nel quale la popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Qui purtroppo l’uso della mascherina, il distanziamento sociale e il lavarsi le mani frequentemente e con il sapone sono pratiche di lusso, riservate ai pochi ricchi delle aree residenziali. La prevenzione qui non è un diritto o un bene alla portata di tutti.

Abbiamo raccolto la simpatia e la solidarietà di tanti Paesi e comunità durante le fasi più acute dell’emergenza in Italia e adesso tocca a noi non far mancare la nostra vicinanza e solidarietà agli altri che oggi si trovano alle prese con l’epidemia. Le associazioni di MARCHE SOLIDALI ci sono. La cooperazione e solidarietà internazionale c'è.

Oggi l’epidemia è esplosa in diversi Paesi dell’America Latina ma anche in Africa, seppure i numeri sono ancora contenuti, stiamo osservando solo la punta di un iceberg che, per mancanza di test, rimane largamente non identificato.

Oggi più che mai è importante avere uno sguardo globale, prendere per mano nuove consapevolezze perché nessuno rimanga indietro. Come ha scritto il Primo Ministro Etiope Abye Amhed “Occorre una strategia coordinata tra i Paesi perchè il virus non conosce frontiere e se non verrà fermato in Africa tornerà poi a colpire il Mondo”.

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Ultima modifica il Giovedì, 11 Giugno 2020 15:12