
“Nelle associazioni imparo sempre qualcosa di nuovo”

Prima in Sudan, poi a Ferrara, ora ad Ancona: la vita di Tagwaa Elser Mohamedahmed Babiker è da sempre intrecciata al volontariato. Tagwaa è la protagonista di questa puntata del podcast e del blog.
Quando dal Sudan è arrivata in Italia per studiare, Tagwaa Elser Mohamedahmed Babiker aveva 22 anni. Dopo una parentesi a Ferrara, si è trasferita ad Ancona, dove studia Medicina in inglese all’Università politecnica delle Marche e dove continua a coltivare la sua grande passione per il volontariato. Al momento, è attiva in ben cinque associazioni: Communia Ets, Plastic Free Marche Odv, Sotto Sopra Ets, il gruppo giovani di Save the Children, Croce Rossa Italiana Odv Comitato di Ancona e Airc Ets Comitato Marche.
Da dove hai cominciato?
All’inizio, non conoscevo bene l’italiano. Ho cominciato a fare volontariato in Plastic Free, un’associazione che si occupa della pulizia di spiagge e aree verdi, dove non era necessario conoscere bene la lingua per darsi da fare. L’italiano l’ho imparato da zero, da “ciao”. È stata una sfida, un percorso lunghissimo che mi ha permesso di avere tante opportunità e di conoscere tante persone. Parlare con loro mi ha aiutato anche a conoscere la cultura italiana. È stato un percorso di integrazione e di inclusione sociale che mi ha cambiato la vita.
Poi che è successo?
Visto che mi piace moltissimo aiutare i bambini, mi sono avvicinata a Save the Children e ho partecipato a un progetto di doposcuola per ragazzi in cui li aiutavo in matematica e nelle altre materie scientifiche. Poi, sono arrivata ad Ancona e ho conosciuto Sotto Sopra, il gruppo giovanile di Save the Children e ho iniziato a fare volontariato anche con loro. Grazie a loro, ho conosciuto l’associazione Communia che stava cercando ragazzi con background migratorio, arrivati in Italia da poco. Ho detto: “Eccomi!” e mi sono presentata. Mi hanno spiegato i loro progetti che sono molto in linea con i miei obiettivi personali e con la mia visione di inclusione sociale e di volontariato e mi sono unita anche a loro.
Come riesci a conciliare tutte queste attività?
Cerco sempre di partecipare a progetti in cui posso collaborare con più associazioni di cui faccio parte. Per esempio, abbiamo organizzato un festival dedicato all’ambiente e siamo riusciti a mettere insieme otto associazioni marchigiane. È stata proprio una sfida. Fare rete è la cosa più importante, quando si realizzano attività di questo tipo.
Cosa hai imparato da queste esperienze?
Ogni associazione mi ha insegnato qualcosa. Communia, per esempio, mi ha aiutato non solo a livello personale, ma anche professionale, visto che partecipiamo a progetti e bandi nazionali e internazionali. Mi ha aiutato a diventare una persona più matura, perché ho imparato cose per le quali, forse, in un’altra parte del mondo avrei dovuto spendere molti soldi. Cose che, prima, pensavo di non essere capace di fare. Si sono fidati di me. Quando ho proposto di organizzare dei corsi formativi per le persone vulnerabili, mi hanno aiutato a farlo. È un’associazione che ti fa sognare e ti fa realizzare il tuo sogno.
Perché ti impegni così tanto nel volontariato?
È sempre stata una mia predisposizione. Anche in Sudan facevo volontariato con tante associazioni, ma qui in Italia è diverso perché mi trovo a essere un punto di ispirazione per altri giovani, soprattutto immigrati. Quando vedono che faccio parte di un’associazione, si sentono in qualche modo rappresentati. Magari, sono timidi e non se la sentono di chiedere informazioni ma, quando mi vedono, si rivolgono a me. Per esempio, abbiamo notato che, durante le lezioni di italiano, i bambini arrivati da poco in Italia, quando vedono una persona come me che parla italiano e lo sta ancora imparando, acquistano fiducia. Anche se sbagliano, sono più tranquilli perché non stanno sbagliando davanti a un italiano. Oppure, quando sono con la Croce Rossa, se vedono in divisa una persona immigrata come loro, si sentono più a loro agio e sono orgogliosi. Stesso discorso quando sono nelle piazze con l’Airc: le persone che mi conoscono si avvicinano e si informano.
Come ti fa sentire tutto questo?
Sicuramente orgogliosa e soddisfatta, ma anche fortunata e ti spiego perché. Sono sempre stata interessata ai cambiamenti climatici e all’ambiente in generale, ma in Sudan non ho mai trovato un’associazione che si interessasse di questi temi perché, lì, le associazioni stanno ancora lavorando ai bisogni di base. Qui in Italia, invece, è molto più facile trovare realtà che si occupano di certi argomenti. Per questo mi sento fortunata.
Dicci con una parola cosa rappresenta per te il volontariato.
Sviluppo perché, per me, ha rappresentato un cambiamento totale, in meglio e a tutti i livelli. Prima di tutte queste esperienze, pensavo di non essere capace di fare molte cose. Invece, ogni volta imparo qualcosa di nuovo, anche sbagliando, e anche grazie al supporto delle persone che mi sono accanto. Perché il volontariato è un lavoro di squadra: ognuno ha un suo punto di forza che mette a disposizione degli altri. È una contaminazione positiva. E, poi, non è solo “lavoro”: quando si fa volontariato, si trascorre del tempo insieme, si creano rapporti sociali, si stringono amicizie con persone che diventano come una famiglia.
Come vedi il tuo futuro?
Sinceramente, non ne ho idea, ma so che, ovunque andrò, continuerò a fare volontariato perché è la mia passione. Lo facevo in Sudan, lo facevo a Ferrara e lo faccio qui ad Ancona. Quindi, non so con chi sarò, non so cosa farò, ma sicuramente farò volontariato. Ah, posso aggiungere una cosa?
Certo.
È un messaggio per me e per gli altri: ognuno di noi ha il suo percorso e deve affrontare le sue difficoltà. Io all’università sono un po’ indietro e le persone con cui la frequento sono più giovani di me. Ma, per esempio, io ho iniziato ad andare in bicicletta a 22 anni. Ho visto per la prima volta una primavera nel 2022, perché nel mio Paese abbiamo solo tre stagioni. La prima volta che ho toccato il mare è stato a Ravenna, perché in Sudan non c’ero mai stata. In Italia ho visto per la prima volta la neve, perché nel mio paese non nevica mai. Tante cose che sembrano molto banali, ma che per me non lo sono e a volte questo mi fa stare male. Ma, poi, mi dico che non è stata colpa mia perché ognuno ha un suo percorso. Spesso, specialmente la mia generazione, tende a fare paragoni con gli altri. Ma, quando una persona ci sembra migliore di noi, non conosciamo le difficoltà che ha dovuto affrontare per arrivare a quel punto. Vediamo solo la parte “brillante”. Perciò, dobbiamo essere gentili con noi stessi e amarci. Concentriamoci su di noi e confrontiamoci solo con la vecchia versione di noi.
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