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"Il mio impegno per la disabilità, una questione di diritti civili”

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43350192_1786713644711785_7574988443625717760__20220831-102256_1 Marta Migliosi con Alex Zanotelli durante la marcia Perugia Assisi

Marta Migliosi, volontaria e attivista di Uildm Ancona e Avi Marche Aps, riflette su nuovi orizzonti e urgenze dell'impegno civile. "C'è bisogno di incisività e competenze, soprattutto nelle stanze decisionali. Per smontare pezzo per pezzo il mondo abilista". E il volontariato può fare di più

È ora che il volontariato e l'impegno civile mettano al centro della riflessione i diritti umani, "riconoscendo le persone con disabilità non esenti da tali diritti". E dunque, è sempre più necessario che le persone con disabilità abbiano la possibilità di partecipare attivamente alla vita politica e amministrativa della propria comunità e di venire incluse nelle stanze dove c'è il potere di prendere le decisioni, "ma sempre in modo economicamente e ideologicamente libero dalle istituzioni". Ne è convinta Marta Migliosi, 26 anni, da sempre volontaria e attivista. "In Italia nel volontariato prevale ancora un approccio di tipo caritatevole e assistenziale o di appoggio al potere e alle istituzioni invece di essere da pungolo e stimolare la riflessione – riflette Marta – ma è ora di ribaltare questa prospettiva. È ora che l'associazionismo si concentri sulla lotta per l'affermazione dei diritti umani anche delle persone con disabilità con le specificità delle scelte. Proprio come ci si è molto impegnati in questi anni su tanti temi, tutti giusti e riconosciuti socialmente;  ad esempio i diritti per i migranti o per i senza fissa dimora: bisogna sentirli come gli stessi. Sono ancora poche le associazioni, nel mondo del terzo settore che si occupano in maniera libera e competente su questi temi. Quasi tutte si concentrano su missioni più assistenziali, come l'occupazione del tempo libero, o il superamento delle barriere architettoniche, come se l'universo della disabilità si concludesse lì".

È ora che l'associazionismo si concentri sulla lotta per l'affermazione dei diritti civili delle persone con disabilità. Con lo stesso impegno che in questi anni c'è stato per altri temi

Marta Migliosi attraverso il volontariato e l'attivismo ha fatto della dimensione dell'impegno civile un punto fondante della propria esistenza. A 16 anni ha iniziato a partecipare alle attività della Uildm, Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare, sezione di Ancona, "Mi hanno fatto conoscere l'associazione i volontari del Servizio civile che venivano a casa mia a darmi una mano", da allora come volontaria si occupa di progettazione e di tante altre attività, formative, territoriali, di rafforzamento delle relazioni. Portando ovunque e come possibile la propria testimonianza. Ha dato vita per esempio al gruppo giovanile di Uildm Ancona, dove si sono presi in esame i vari problemi in città per ragazze e ragazzi con delle disabilità. Quello con Uildm è un volontariato che vive in modo costante, poi c'è l'attivismo con AVI Marche Aps - Associazione vita indipendente delle persone con disabilità Marche, per cui lavora come operatrice, "Quest'ultima è un'associazione tutta marchigiana che nello specifico si occupa del tema dei diritti alla vita indipendente, attraverso il dialogo con gli agenti politici e con progetti specifici di rafforzamento delle persone disabili nella comunità", come il tavolo regionale e la collaborazione con gli ambiti territoriali sociali. E poi ci sono le testimonianze e gli interventi pubblici, per esempio quello tenuto con Arcigay Ancona nell'incontro sull'Abilismo, ovvero il meccanismo discriminatorio verso i disabili o la partecipazione al Convegno del Centro Papa Giovanni XXIII di Ancona "Il mio è un diritto", sulla convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità. A settembre e ottobre, con Avi invece Marta sarà impegnata nella serie di incontri Vita indipendente, ripartiamo dalle persone

Le associazioni, di qualsiasi tipo, devono avere gli strumenti per rendere possibile la partecipazione di chi ha disabilità, fisiche o psichiche.


"L'orizzonte è nel moltiplicare la partecipazione in ogni luogo dove si prendono decisioni, ancor più quelle che riguardano la nostra vita, mentre tutt'ora ci si ritrova a subire passivamente quanto deciso da altri", spiega Marta Migliosi. Per arrivare a tale obiettivo c'è bisogno di accorgimenti specifici, di fondi destinati, di accessibilità che consenta la partecipazione attiva. "E il volontariato ha un ruolo fondamentale nel percorso che stiamo intraprendendo. Sia perché è il momento di riconoscere la lotta delle persone disabili come parte della lotta per i diritti civili di ogni minoranza. Sia perché le stesse associazioni, di qualsiasi tipo, devono essere in grado di includere chi ha disabilità, fisica o psichica, al proprio interno. Parliamo di una rivoluzione culturale che in Italia è ancora in movimento". E aggiunge:  "Sono ancora poche le persone con disabilità che fanno volontariato perché ovviamente, come nel resto delle 'attività umane', dipende come e in che modo noi persone disabili siamo pensati in quei spazi e luoghi e attività".

L'intervento al Pride Marche 2022

La lotta per i diritti umani è un percorso che deve orientarsi anche con la intersezionalità cioè quella teoria e metodologia che prende in considerazione diverse categorie e identità: genere, razza, classe e altro e tiene conto di come esse interagiscano tra di loro per creare situazioni di privilegio ed oppressione, perché gli attuali meccanismi di discriminazione replicano strutture analoghe per gruppi minoritari differenti. In questa ottica, Marta ha preso parte al Pride Marche 2022 che si è tenuto a Pesaro. "Ancora si fa fatica a rivendicare un orgoglio nella disabilità", ha spiegato ai microfoni. Nella dimensione della discriminazione, ci sono punti di contatto con la comunità lgbtq+, ricorda Marta: "Le persone trans o queer vivono una dimensione del corpo difforme dalla norma, non binaria, non tipica. Sono 'corpi non previsti', proprio come me che vivo con un corpo non tipico e che in ceti contesti viene inquadrato come non previsto". Per superare tali strutture di pensiero culturalmente accettate, c'è da lottare per la rivendicazione dei diritti e l'incisività, in ogni sfera, delle persone disabili. E il volontariato può e deve in questo senso giocare un grosso ruolo.

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